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GIACOBBE, I PREDATORI ALIENI E L’AEREO CHE INIZIAVA CON LA FILA 28

  • Haim Fabrizio Cipriani
  • 7 apr
  • Tempo di lettura: 3 min


a movie on the plane

Salgo sull’aereo stamattina, alla luce dell’alba di Tokyo. Un gesto fatto migliaia di volte. Il mio posto è alla fila 29, quindi avanzo all’interno dell’apparecchio senza guardare con molta attenzione i numeri delle file, e poco dopo mi trovo decisamente troppo in là. Scopro allora con sorpresa che le file di questo aereo partono dal numero 28, una cosa che onestamente in quarant’anni di viaggi non ho mai visto. Il mio posto si trova quindi alla seconda fila. Lo colgo come un invito a ripensare le priorità e i punti di partenza. In fondo non tutto inizia da dove ci aspetteremmo. La Torà non inizia con prima lettera dell’alfabeto, la lettera Alef, ma con la seconda, la Bet di Bereshit, aspetto che ha spesso fatto interrogare i commentatori.

L’aereo decolla, e poco dopo saluto sul lato il bellissimo Fujiama, il cui splendore ho voluto portare con me in foto.

A quel punto apro lo schermo davanti a me e scelgo un film di fantascienza per rilassarmi. Il film si rivela meno rilassante del previsto, con ferocissimi predatori alieni che devastano New York conquistando ogni cosa e divorando gli umani. Al centro della storia però non c’è la classica battaglia epica per la salvezza della Terra, ma bensì il desiderio ostinato di una giovane donna gravemente malata di tornare alla sua pizzeria preferita, insieme al suo gatto Frodo (nella foto, così potrà dire che anche io posto gattini!), per vedere se è rimasta una fetta di pizza (chi mi conosce sa che io farei lo stesso). In un mondo che crolla, la giovane sceglie di concentrarsi su un frammento di quotidianità che le restituisce un senso di normalità.

Accanto a me, una ragazza orientale guarda un film completamente diverso: scopro sbirciando i sottotitoli che è una storia romantica dove una donna molto triste trova l’amore inaspettato in un neurochirurgo bello e gentile. Noto che anche lei però sbircia il mio schermo, incuriosita dai predatori alieni e dal gattino Frodo. Questo mi imbarazza moltissimo, perché mi sembra di apparire come puerile guardando un film simile, ma d’altronde è un mio inalienabile diritto essere puerile ogni tanto.

A un certo punto cerco dove inserire il mio caricatore del telefono, e come in ogni attività pratica seppur elementare trovo difficoltà a farlo. La ragazza, sorridendo, mi propone il suo aiuto e lo fa senza problemi. A quel punto, essendo ormai rotto il ghiaccio, mi permetto di dirle in inglese: “Mi spiace se il film che sto guardando risulta in qualche modo disturbante o minaccioso, scusami”. La ragazza ride e mi dice: “Ho visto che anche tu ogni tanto guardavi un po’ il mio film. Non credere, le storie d’amore e simili possono essere talvolta più disturbanti e minacciose delle invasioni aliene, per questo ogni tanto guardavo il tuo schermo”. Rido. Non ha mica torto, la ragazza del posto 29b. Non sempre troviamo rassicurazione in ciò che di primo acchito dovrebbe essere rassicurante. Penso alle letture di Torà della settimana. Yaaqov/Giacobbe sta scappando dallo zio Lavan che lo ha ingannato per molti anni, e si sta preparando a incontrare il fratello Esav/Esaù, che non ha più visto da quando questi lo ha minacciato di morte per avergli sottratto il ruolo di primogenito. A questo punto “Yaaqov temette molto ed fu angosciato” (Ge. 32:8). Perché la Torà usa due espressioni distinte, se non per descrivere due paure distinte? Mi piace pensare che avesse timore di andare avanti verso l’incertezza dell’incontro col fratello, ma anche angoscia di tornare indietro, verso un luogo di ipocrisia e abuso. Era lo stesso Yaakov che anni prima aveva sognato la scala con emissari che salivano e scendevano, quasi a ricordargli che nella vita molte cose cambiano posizione e ruolo. Come le file degli aerei, che non sempre iniziano dalla fila 1 come avevo sempre visto. Ciò che sembra stabile un giorno può vacillare quello successivo, ciò che ieri era fonte di allarme oggi potrebbe essere invece motivo di sollievo. Come per i due film, fra i quali il più allarmante non era necessariamente quello che sarebbe apparso come tale.

Accettare questo movimento costante, questi cambi di prospettiva necessari, non è sempre facile, ma spesso necessario. D’altronde, se le file degli aerei possono iniziare dalla 28, tutto è possibile, e sta a noi accettare certi cambiamenti e saperci posizionare fra queste sabbie mobili.

Trovando in tutto questo frammenti di normalità che ci ancorano, come una fetta di pizza salvata da un mondo in rovina e il sorriso dei nostri compagni di viaggio, che sono sotto (o dentro) lo stesso nostro cielo.

Shavua Tov, Buona settimana

Vostro,

Rav Haim

 
 
 

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